Dicevo che il mio interesse e il mio bisogno per i social fondati sugli algoritmi è sceso clamorosamente negli ultimi tempi. Certo, pubblico e riposto anche lì, ma frequento sempre meno le bacheche o le pagine altrui, mi interessa sempre meno quello che il feed mi propone.
In realtà questo vale sia dentro che fuori i social.
Un tempo ero decisamente un ascoltatore e un osservatore più attento è interessato. Ora, mi accorgo, mi sento travolto. Certo mi travolge il flusso delle notizie, l'eccesso di informazioni. Ma non è solo quello.
In generale il mio umore è sempre più rabbuiato, come se una nube densissima si avvicinasse a tutti noi e noi non sapessimo come allontanarla, come allontanarci, come disperderla. Stiamo qui, inermi e inerti, in attesa che passi o ci sommerga. Come si fa a non stare male vivendo così?
Poi, nella vita di tutti i giorni, per carità, le soddisfazioni arrivano, lavorative, familiari. Ma il non detto, il non ancora accaduto, ciò che non ho visto e avrei voluto (o temo), ciò che non ho udito e provato e cerco (o fuggo) sono lì, attendono al varco, e l'unica cosa che mi sembra di essere in grado di fare è attraversare il guado sperando di non farmi troppo male.
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